Avrete passato, o starete passando, queste ore piangendo, esultando, ballando, tra commozione e gioia. Adesso, cuori nerazzurri, riprendiamo la lucidità e rendiamoci conto di cosa è stata capace di fare questa squadra meravigliosa. Questo è il momento più bello della nostra vita sportiva e non, queste per chi ha l'Inter del cuore sono le ore più belle di sempre. Ragazzi, siamo campioni d'Europa (e non solo). Ma la Champions riportata nella bacheca nerazzurra è l'emblema vero di una stagione da sogno, di quelle che di fronte ad un camino con una coperta a coprire le gambe si raccontano ai propri figli o ai propri nipoti, con voce bassa e gli occhi che brillano ancora. Un percorso lungo, quello europeo, coronato in una notte da mille e una notte.
Le difficoltà del girone non sono poche, ma nella notte di Kiev la situazione in pochi minuti si scioglie. E' la scintilla vincente, l'Inter passa dall'inferno al paradiso e riesce a piazzarsi momentaneamente prima nel girone, fino a quando andrà a Barcellona dove, schiantata dai ragazzi di Guardiola, ne esce ridimensionata ma con umiltà rialza la testa, batte in casa il Rubin Kazan e si piazza seconda. E' qui che inizia a prendere forma in sogno, l'impresa. Josè Mourinho ha plasmato una squadra seria, forte, in un aggettivo compatta, in campo e fuori. Il sorteggio di Nyon dice Chelsea: sembra una tragedia, ma dopo il 2-1 in casa dell'andata, a Londra, si sa, ci sarebbe voluto un capolavoro. E capolavoro fu: la partita perfetta si materializza, Eto'o è il solito cecchino e regala addirittura una vittoria ai colori nerazzurri, che così rispediscono a casa Ancelotti ed i suoi uomini con le orecchie basse. La pratica Cska non c'è bisogno nemmeno di raccontarla: l'unica insidia è rappresentata dal fatto che sarà ancora prima in casa e seconda fuori, ma la pratica è sbrigata con un 1-0 0-1 che portano la firma di Milito e Sneijder e non fanno particolari problemi. Poi, però, arriva il Barcellona. Ancora la prima a San Siro, la sorte così vuole: arriva un 3-1 pazzesco, il popolo nerazzurro inizia a crederci, vuole quella finale che manca da 38 anni. A Barcellona servirà però una squadra di eroi, che magicamente si materializza e difendendosi in 10 uomini per più di un'ora permette al Barça di vincere solo 1-0 e quindi di andare a casa: in finale, a Madrid, ci va la Beneamata.
Il resto, è tutto nei nostri occhi. Il 22 maggio 2010 resterà una data storica impressa nel cuore, nella mente e forse anche sulla pelle di tutti noi interisti veri, di gente che ha sofferto per gli sfottò eterni ma ha messo l'orgoglio al di sopra di tutto aspettando un momento, questo momento. Aspettavamo di prenderci la nostra rivincita, e la abbiamo avuta: è il 22 maggio, signori, Madrid e l'Europa intera si inchinano al cospetto di una squadra spaziale. Le lacrime del capitano che aspettava da 15 anni di alzare quella Coppa che metterebbe paura ad un bimbo per quant'è grande, la gioia del presidente che voleva far tornare a splendere il nome del papà eguagliandolo, la fierezza di un allenatore che andrà via per gli almanacchi ma resterà per sempre nel nostro cuore, l'orgoglio di un popolo, nerazzurro, che sentiva nelle vene questa grande festa e finalmente ha potuto sfogarla in queste ore. Ce l'abbiamo fatta, ragazzi, rendiamocene conto. Abbiamo vinto tutto, non come altri che si concentravano su una sola competizione. Abbiamo portato a casa, però, quel trofeo che volevamo tanto. Emozioni vere, di una notte che sogneremo spesso perchè rappresenta passato, presente e futuro.
Bayern Monaco-Inter sarà una partita che non finirà mai, che per noi sarà viva sempre, sarà un ricordo eterno. Questa notte di gioia, di festa, con la Coppa che torna a Milano, durerà per sempre. La conosceranno anche i nostri bambini, ci chiederanno se quell'attaccante argentino con il volto pulito era forte quanto il supereroe del momento, sorrideranno guardando le facce dei tifosi impazziti e le bandiere nerazzurre sventolare. E' la nostra notte, è la nostra partita. E, come dice il nostro splendido inno, quella del 22 maggio a Madrid "sarà una partita, infinita".