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Zanetti fa 700 proprio nella serata più importante

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700 e non sentirle. Javier Zanetti, capitano dell’Inter, ‘l’uomo bicentenario’, tanto per fare una citazione cinematografica, raggiunge questa incredibile quota di gettoni con la maglia nerazzurra proprio nella serata che ha sempre sognato, quella serata per la quale ha sgobbato in campo, ha macinato chilometri, ha versato lacrime nell’Euroderby del 2003. Zanetti è la linea di continuità della prima Inter di Massimo Moratti, farcita di ottimi campioni ma poco vincente e la seconda, quella che ha imparato la cultura della vittoria laureandosi più volte Campione d’Italia, alla ricerca della specializzazione europea. Zanetti è stato sempre lì, nella gioia e nel dolore, come uno sposo fedele che non abbandona mai la sua dolce metà. Ha tirato sempre la carretta il capitano sin dal primo momento in cui è arrivato in nerazzurro, nel giugno del 1995. Un 22enne timido, introverso e silenzioso. Bergomi e Pagliuca, senatori di quel gruppo, lo descrivevano come un tipo tranquillo e silenzioso, molto sulle sue. Stesso discorso che i tifosi hanno sempre affrontato anche quando gli sono stati passati i gradi di capitano. ‘E’ troppo educato per essere duro’, gli dicevano, e lui ha risposto di portare rispetto per tutti.

Rispetto e vita sana. Questi sono i dettami di vita seguiti da Javier Zanetti. Rispetto per le persone che gli sono attorno, sempre e comunque, l’amore per la moglie, i figli e per mamma e papà. Oltre a grandi dormite, come testimonia su moglie Paula: “Sì, è un gran dormiglione, va a letto presto”. Qualità quelle del capitano sottolineate dal presidente, che ammette che Zanetti ha 10 anni di meno rispetto a quanto dica la sua carta d’identità e perciò può giocare fino ai 40 anni. Complimenti replicati anche da un grande del nostro calcio, quello europeo, come Ryan Giggs, che lo ha esaltato come il difensore più forte contro cui abbia mai giocato. Complimenti accettati dal capitano con orgoglio, perché quella riconoscenza, quel rispetto e quella umiltà, caratteristiche dell’uomo prima che dell’atleta, sono le stesse che durano nel tempo e che gli hanno consentito di raggiungere quota 700.
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